venerdì 8 febbraio 2008

balkani: un ekuilibro instabile

D'Alema: l'indipendenza del Kosovo e' un processo ormai irreversibile!
Il mancato accordo tra Serbia e Unione Europea potrebbe anticipare di pochi giorni la dichiarazione d'indipendenza di Pristina Bruxelles, 7 feb.- Il rinvio dell’accordo politico tra Serbia e Unione Europea, che oggi avrebbe dovuto sostituire l'accordo di Stabilizzazione e associazione (Asa) non firmato da Olanda e Belgio la passata settimana, e' un ulteriore passo indietro che allontana le parti e che complica il processo d’integrazione dell’est Europa, oltre a rendere ancora piu' incerto il futuro dei Balcani. Il presidente europeo di turno, il primo ministro sloveno Janez Jansa, minimizza sostenendo che la firma dell'accordo e' solo rinviata anche se, consapevole del fragile equilibrio diplomatico della regione balcanica, ammette che tutti questi ritardi potrebbero trasformarsi in un rimpianto per l’Unione Europea. Le ragioni dei due ultimi fallimenti della diplomazia europea sono molteplici, ma trovano il loro fulcro nelle elezioni presidenziali serbe di domenica, che hanno riconfermato il presidente uscente Boris Tadic, filoeuropeista, ma anche strenuo difensore dell’integrita' territoriale del proprio Paese; molti leaders europei hanno salutato con gioia, e con un certo sollievo, la vittoria di Tadic nel ballottaggio con l’ultranazionalista Tomislav Nikolic, senza, pero', considerare i contrasti tra il presidente e il premier Vojislav Kostunica. Infatti, pur considerando entrambi «illegale, in contrasto con tutti i principi del diritto internazionale» la missione dell’Unione Europea in Kosovo, che nel 2008 dovrebbe sostituire la missione internazionale KFOR, Tadic e Kostunica rimangono divisi sul significato dell’accordo proposto da Bruxelles: per il primo sarebbe un riconoscimento internazionale dell’importanza della Serbia dopo la guerra del 1999, mentre per il secondo sarebbe un cavallo di Troia che equivarrebbe alla firma del «proprio assenso all'indipendenza del Kosovo». Per Kostunica, insomma, l’accordo sarebbe una compensazione per accettare, prima, la missione europea e, poi, l’indipendenza della regione a maggioranza albanese. Tali contrasti, quindi, non solo sono stati determinanti per il mancato accordo con l’Unione Europea, ma potrebbero portare a un avvicinamento tra Kostunica e Nikolic in vista dell’assemblea del Parlamento serbo per esaminare i rapporti con l’Europa che si terra' lunedi' 11 Febbraio; c’e' la possibilita' che si apra una crisi di governo e a inevitabili elezioni parlamentari a poco piu' di un anno dall’ultima consultazione. Nonostante il risultato delle elezioni presidenziali non abbia radicalizzato la politica interna serba non significa che questo non possa avvenire tramite accordi parlamentari cementati da un nazionalismo mai sopito realmente. Al contrario, le proposte delle ultime settimane non hanno reso piu' popolare l’Unione Europea, vista con crescente sospetto da Belgrado non solo perche' orientata in maggioranza verso l’indipendenza del Kosovo, ma anche per la continua pressione esercitata per ottenere la collaborazione dei criminali di guerra serbi ricercati dal Tribunale Internazionale dell’Aja. Della situazione del Kosovo ha parlato ieri, durante la sua relazione in Senato, il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema, il quale, ricordando l’impegno dei militari e dei civili italiani presenti nella regione serba amministrata dalla NATO, ha sottolineato la necessita' di definirne subito lo status non ostacolando un «processo ormai irreversibile che dovremmo cercare di controllare e indirizzare piuttosto che subire». D’Alema ha proseguito il discorso ricordando il fallimento negoziale del 2007 che rende realistica solamente la soluzione proposta lo scorso Aprile dal mediatore ONU Martii Athisaari (ossia l’indipendenza sotto supervisione internazionale) naufragata sotto il veto della Russia in sede di Consiglio di Sicurezza. Infine, il Ministro ammette come unica possibilita' quella di «prendere atto, riconoscere, questa forma cosi' particolare di indipendenza»; una posizione estremamente fatalista che, pero', suona come un non volersi assumere delle responsabilita' nonostante i palesi problemi di legalita' internazionale che il riconoscimento di una dichiarazione d’indipendenza unilaterale comporterebbe. Il precedente, infatti, potrebbe indurre alcune minoranze europee estremamente radicate (Baschi, Ceceni, Kurdi, Corsi solo per citarne alcuni) a richiedere a loro volta l’indipendenza; proprio su questo vertono i principali dubbi all’interno della stessa Unione Europea, soprattutto da parte di Cipro, della Spagna e della Romania. Dopo 9 anni dalla guerra dei Balcani, un riconoscimento passivo, come quello prospettato da D’Alema, segnerebbe una mezza sconfitta per la diplomazia internazionale, non in grado innanzitutto di sviluppare delle istituzioni e delle infrastrutture locali credibili, e di superare la dialettica delle parti contrapposte che si pensava superata con la guerra fredda: se la Russia ha assunto le parti di Belgrado, gli Stati Uniti hanno sostenuto la causa di Pristina, nascondendo i rispettivi interessi economici derivanti dai gasdotti che passeranno proprio sotto i Balcani dietro un’ideologia fumosa (soprattutto Washington). Dal canto suo, l’Europa non ha trovato soluzioni alternative in grado di superare gli ostacoli posti dai nazionalismi serbi e kosovari, che hanno, invece, avuto tempo e modo di “ritrovarsi” e rinvigorirsi reciprocamente. Nel frattempo il premier kosovaro Hashim Thaci ieri ha confermato che la secessione sara' questione di giorni, invitando i serbi confinati nelle enclavi superstiti (in particolare a Nord di Mitrovica) a non temere per la propria incolumita' e a restare in Kosovo: «siamo pronti», queste le parole di Thaci che ha anche comunicato che i simboli sono gia' stati scelti e saranno resi pubblici presto. Il giorno scelto potrebbe essere domenica 17 Febbraio, anche se non si esclude un anticipo al 10; il tutto con la speranza che la situazione non degeneri trasformando i Balcani nel buco nero dell’Europa.
07 fEBBRAIO 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Viva Kosova indipendente